mercoledì 25 gennaio 2012

Downshifting...in piccolo

Sono nata e cresciuta in una famiglia eccezionale. I miei nonni erano contadini, i miei genitori sono cresciuti con la cultura contadina, diventati grandi in mezzo ai campi coltivati, dove trascorrevano le loro giornate al seguito dei genitori che anche grazie alla terra hanno potuto crescere i figli.


Oggi vivo con mio marito e mia figlia di fianco a quegli stessi campi, coltivati ancora in parte dai miei genitori e dai miei zii, ma ormai indispensabili solo per poter gustare frutta e verdura sana e che sappia di qualcosa, non certo per poter "arrotondare" lo stipendio, come un tempo.

Sono felice e orgogliosa di questa mia condizione di "contadina", si apprezzano cose che per i più non significano niente, ma soprattutto le si fanno vivere ai figli, che hanno, a mio vedere, il privilegio di vivere con la natura, conoscere i ritmi delle stagioni. Ad esempio mia figlia, a neanche 2 anni e mezzo, sa bene che i lamponi adesso non ci sono, ha visto la nonna che ha tolto le piantine ormai secche; nonostante ne sia ghiottissima, adesso non li va a cercare nell'orto, sa che le piantine torneranno a fare frutti tra qualche tempo. Lo stesso vale per i pomodori, per l'albero di albicocche che abbiamo davanti a casa e che adesso ha solo tanti rami spogli. Sa che se vogliamo mangiare le uova bisogna portare tutti i giorni la pappa alle galline, quanto si divertono i bimbi ad andare a controllare se nel nido ci sono le uova...il gallo che canta invece è parecchio fastidioso!


Per me questo è importante, non perdere il contatto con questo mondo che ormai sta diventando sempre più solo a nostro uso e consumo ma senza conoscerne i ritmi, le esigenze.

Poco dopo essermi sposata, ho deciso di lasciare un lavoro che mi piaceva e che mi avrebbe dato sicuramente soddisfazioni e probabilmente anche una certa stabilità, per farne un altro, part time, che mi permettesse di vivere "con calma". Volevo poter assaporare la mia vita, vivere in una realtà più a misura d'uomo. Mio marito lavora vicino a dove abitiamo e quindi riesce a venire a casa per pranzo. Per noi era importante poter avere anche questa occasione per stare insieme, ci siamo sempre sentiti privilegiati per questo e il mio lavoro part time ce lo permette.

Oggi che sono mamma, sono ancora più felice di questa mia scelta, posso preparare io il pranzo a mia figlia e soprattutto posso stare con lei al pomeriggio. Sono fermamente convinta che il rapporto che possiamo creare con i nostri figli dipenda solo da noi, non condivido molto le parole "meglio tempo di qualità che di quantità", io credo molto di più nel fatto che i figli abbiano bisogno di vivere con i genitori ogni giorno; al pomeriggio non sto certo tutto il tempo a giocare con Alice, ma lei mi vede, sente la mia presenza anche mentre cucino e lei magari gioca con il didò (fatto in casa ovviamente!) o canticchia girando per casa. I figli devono poter vedere i propri genitori nel vivere quotidiano, non solo nel weekend e alla sera, quando non si vede l'ora che si addormentino per poterci finalmente rilassare anche noi adulti.
Certo, qualche volta lascio Alice a mia mamma per poter sbrigare qualche commissione o concedermi qualche giretto tranquillo, ma la normalità è stare insieme. Adesso che inizia ad essere più grandicella, posso farle fare determinate cose, mi aiuta a cucinare, impasta, prepariamo i dolci, andiamo nell'orto a prendere la verdura che ci servirà per la cena e molto altro.


E' stancante, a volte mi chiedo se sia il meglio per me, ma poi penso subito che è sicuramente il meglio per lei, quando poi crescerà avrà modo di staccarsi dalla mamma e la mamma potrà magari riprendersi qualche spazio in più.

Per il momento sono felice di questa mia scelta e questo blog in qualche modo vuole fermare il tempo, per poter rivedere un giorno magari proprio con mia figlia, le avventure di oggi.




4 commenti:

  1. Ciao Nadia,
    sono Catia e vivo fisicamente a Milano, anche se in periferia in mezzo a tanto verde (ma comunque tanto smog), e mentalmente e spiritualmente in collina, dove l'aria è più pulita, le persone ti sorridono, nessuno va di fretta e mia figlia è più serena.
    Ti invidio (nel senso buono del termine ovviamente, credo che la vita di campagna (alla quale sono legati momenti preziosi e indimenticabili della mia infanzia)sia il meglio per il corpo, lo spirito e la mente.
    Chissà forse un giorno, quando mio marito sarà in pensione.....
    Un caro saluto e un bacino alla tua bambina.

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    1. Ciao Catia,
      benvenuta!
      Sicuramente la vita in campagna è molto bella e "slow" e a me piace anche per questo. Allo stesso tempo però ha anche dei lati negativi come qualunque cosa, come ad esempio essere costretta a prendere la macchina ogni volta che mi manca anche solo un litro di latte, ma a me piace così e poi magari il latte lo faccio comprare al marito quando torna dal lavoro ;)

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  2. Ciao Nadia,

    ho letto su Homemademamma della tua "nuova" esperienza di blogger.

    Anchio abito in perifieria di Milano ma ti garantisco che spesso mi capita di percepire fastidio per i rumori, la fretta, la folla (gente ovunque.....) e aspiro al silenzio! Vivere in campagna fa bene, non significa certo vivere in solitudine come cent'anni fa, piuttosto recuperare i tempi della natura e i nostri interiori (che ho l'impressione non coincidano con la frenesia della città, altrimenti non saremo tutti così nervosi, giusto?).

    Nadia la tua bimba ora ti sembra così presente e ti sembra di non avere più spazi per te. E' giusto così, qualche spazio lo riavrai perchè piano piano i bambini si staccano un po' per aprirsi al mondo (e se farai come me, rimpiangerai quando ti stavano sempre addosso... : ))) )

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    1. Ciao Alessandra,
      grazie per le tue parole e sì, hai proprio ragione, non significa per niente vivere in solitudine, nel raggio di poche decine di metri qui siamo 4 famiglie con in tutto 7 bimbi... non ci annoiamo di certo!

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